Psicologia, PSICOLOGIA DELL'IMMIGRAZIONE, RESILIENZA

VITA DA EXPAT E IDENTITÀ PERSONALE. Come non sentirsi smarriti nel trasferimento all’Estero

La vita expat, estremamente mutevole e dinamica, crea nuove sfide al nostro senso di continuità e stimola dei cambiamenti interiori importanti quando ci spostiamo da un Paese all’altro e quindi da una cultura ad un’altra.

IDENTITÀ PERSONALE

Il nostro senso d’identità è fondamentale: ci dice chi siamo e crea solide fondamenta per il nostro benessere mentale ed emotivo. Lo sviluppo della nostra identità è una continua ricerca di coerenza tra quello che sentiamo e ciò che sappiamo di essere.

Nella vita expat spesso accade che si crei una divisione brusca tra il nostro passato e il nostro presente e di non riuscire ad integrare le esperienze fatte da bambini con l’identità che si acquisisce da adulti. Sentimenti dolorosi e angoscia ne sono un esempio. L’elevata mobilità della vita da expat porta a lasciarci alle spalle persone, luoghi e ricordi importanti. Se non ci concediamo di accettare questi sentimenti, il nostro senso di identità può essere attaccato, facendoci sentire smarriti, alienati e impotenti.

Cosa ci permette di tenere salda la nostra identità? E’ fondamentale il recupero emotivo, perché ci permette di metabolizzare un periodo di stress o un trauma, senza essere travolti da sentimenti di impotenza e depressione. Aumentando la nostra capacità di recupero emotivo, riusciamo a navigare con le nostre risorse, i cambiamenti e le transizioni che caratterizzano la vita expat.

IL SENSO DI COLPA

Oltre a vissuti di dolore e angoscia, il senso di colpa è uno dei tanti sentimenti che un expat può provare una volta trasferitosi; a volte può essere la famiglia ad essere causa di questa sensazione, a volte è qualcosa che ci si autoimpone. Il senso di colpa è ancora più forte per coloro che fanno parte della cosiddetta “sandwich generation”: queste persone si trovano a far fronte alle necessità dei propri figli e a quelle dei propri genitori che stanno invecchiando.

IL SENSO DI PERDITA

Associato al senso di colpa e talvolta come sua diretta conseguenza subentra anche un senso di perdita. Man mano che passa il tempo spesso in un Paese straniero, si diventa sempre più coscienti di come la vita a “casa” sia andata avanti nonostante la propria assenza. La famiglia, i propri genitori e parenti rimangono tali, gli amici più stretti continuano a costruire il proprio futuro. Ciò che molti expat non esternano e condividono, ma rappresenta una realtà anche piuttosto frequente è il timore di essere rifiutati dai propri affetti, dovuto spesso ad un accumulo di sentimenti da parte della famiglia e degli amici che vedono la decisione di partire come una scelta egoista.

QUALE MIGLIORE “MOTIVAZIONE” PER ESPATRIARE?

La motivazione è sicuramente un elemento fondamentale che influisce sulla psicologia degli espatriati. È importante focalizzarsi su un aspetto che spesso non è stato tenuto in conto dai precedenti studi: l’importanza di analizzare non tanto che cosa spinga un individuo ad optare per un percorso di mobilità quanto come tale motivazione incida sul suo comportamento. A tal fine, ci si ricollega alla teoria psicologica dell’autodeterminazione, questa spiega l’importanza, ai fini della crescita personale e dell’autostima, di impegnarsi in attività nelle quali ci si sente competenti, compiendo scelte sulla base di valori personali e obiettivi che ci si prefissa. La teoria dell’autodeterminazione distingue tre tipi diversi di motivazione: la motivazione intrinseca, la motivazione estrinseca e l’assenza di motivazione. La prima si riferisce ad un interesse verso un’attività che scaturisce solamente da se stessi, viene considerata come la modalità di motivazione ideale in quanto l’individuo si impegna in attività in base a “ragioni interne” come la soddisfazione ed una crescita personale. La motivazione intrinseca sembra essere legata a performance migliori ed ad un generale senso di soddisfazione legato all’attività. La motivazione estrinseca, al contrario, viene guidata da fattori esterni come il profitto e la pressione sociale. Sebbene tale motivazione possa essere importante per un individuo, è solitamente meno preferita alla prima in quanto provoca spesso un senso d’obbligo. Infine, la mancanza di motivazione indica un’assenza di ragioni che spingano l’individuo a portare a termine un’attività: generalmente è legata a prestazioni ridotte e all’insoddisfazione che facilmente sfociano in un totale abbandono dell’attività che si sta svolgendo. L’essere pilotati nelle scelte riduce la motivazione intrinseca e quindi l’autodeterminazione.

BIBLIOGRAFIA

Ce la posso fare! La self-determination theory e l’importanza della motivazione

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